La compassione rende felici

Ultimamente mi sento chiedere: “Denise, non è che tutta sta solfa della gentilezza, della compassione, del perdono ti ha dato al cervello e vuoi farti suora?”

Ma anche no!

Tutta sta storia non nasce dal “dobbiamo essere tutti più buoni e volerci tanto bene”, ma proprio no!

Cioè, sarebbe bellissimo ma mica tanto realistico.

Sono ben consapevole che questo non è il mondo dei coniglietti rosa e dei Teletubbies che fanno ciao!

E allora a cosa serve essere compassionevoli, gentili e fiduciosi?

Nasce dal fatto che tutte queste cose ci fanno bene. E ce lo dice la scienza!

Accade che la compassione attivi in noi una parte della corteccia prefrontale collegata alla “regione della felicità” e che sprigioni  ormoni – quali serotonina e ossitocina – direttamente implicati nel nostro benessere.

Senza contare che chi pratica la compassione presenta un tasso nettamente inferiore di cortisolo nel sangue, il famigerato ormone dello stress!

Esiste quindi un legame inestricabile tra la felicità personale e la gentilezza, la compassione e la cura degli altri.

La compassione è anche direttamente responsabile dell’attivazione del sistema calmante.

Il sistema calmante è quel sistema pre-cognitivo che ci fa stare calmi, rilassati e in equilibrio.

Avete presente un gatto con la pancia all’aria che ronfa?

Ecco, in quel caso è attivo il sistema calmante!

Questo fa sì che si azioni il sistema parasimpatico e ci sentiamo come dopati da oppiacei – leggi: vengono liberate endorfine, potenti antidolorifici naturali assolutamente legali!

Questo che significa?

Significa che se impariamo a sviluppare queste abilità compassionevoli (e quindi possiamo allenarci a farlo grazie alla neuroplasticità!) sviluppiamo benessere.

E il nostro benessere è la cosa più importante che abbiamo.

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