Tempo di vacanze…Tempo di prova costume

Con l’affacciarsi dell’estate fa capolino il tema della non accettazione del proprio corpo, della vergogna nel mostrarsi, delle insicurezze e dei giudizi che gravitano intorno alla nostra forma fisica.

Quello dell’insoddisfazione corporea è un tema (quasi) universale, che coinvolge maschi e femmine.

Cerchiamo di correre ai ripari con ore passate in palestra come narcotico per combattere la non accettazione di sé, con tentativi coatti per rimanere giovani, con l’ossessione della bilancia e la compulsione del mangiare sano, con la ricerca irrealistica della forma perfetta.

Ma poi chi definisce come dovremmo essere? Chi stabilisce cos’è la cosiddetta “perfezione”?! Ditemi voi: cos’è la perfezione?

La perfezione è un ideale. E come tale, nel mondo reale semplicemente non esiste.

Se la perfezione fosse universalmente riconosciuta in certi canoni, si dovrebbe avere sempre lo stesso modello di “perfezione”: e, invece, questo cambia nel tempo e nello spazio.

Non siamo capaci di stare nel nostro corpo con spontaneità e non giudizio, non siamo capaci di abbandonare le ossessioni per tutte le presunte imperfezioni del nostro corpo, non siamo capaci di andare al di là di standard estetici che si plasmano come regole non scritte.

Per quanto si cerchi di propinare il modello del body positivity, i modelli di perfezionismo estetico con cui dobbiamo misurarci non sono ancora stati superati, anzi.

Ma il punto è che tutti –  nessuno escluso! – siamo esseri imperfetti: questa è semplicemente la natura dell’essere umano ed è normale trovare in noi qualcosa che non ci piace.

E l’imperfezione è esattamente ciò che ci rende unici e irripetibili.

Ti sei mai fermato a considerare quante cose il tuo corpo ogni giorno fa per te?!

Ci fa camminare, danzare, vedere tramonti, assaggiare cibi, abbracciare le persone care, cantare canzoni.

Dovremmo imparare a notare ed apprezzare tutto quello che il nostro corpo fa duramente per noi, lasciando andare giudizi non utili e costrizioni.

Siamo differenti, ma non diversi.

E la variabilità dell’esperienza umana e la fenomenologia delle differenze sono estremamente affascinanti: è ciò che consente di non annoiarsi mai e stupirsi sempre.

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