Il 23 aprile è considerata la giornata mondiale del libro.
Sono sempre stata un’avida lettrice.
Sin da piccola, circondarmi di libri è sempre stato per me fonte di gioia e nutrimento.
Il trionfo di colori che si schiude davanti agli occhi all’ingresso di una libreria; l’odore di carta e inchiostro che pervade le pagine di un libro e che- come una madeleine proustiana- rimanda a ricordi passati e felici; e poi i libri usati, magari sgualciti e con qualche sottolineatura qua e là del precedente proprietario che chissà qual è la sua storia! Senza contare l’enorme fascino di arredo: quanto sono belli esposti in una libreria a muro o impilati uno sopra l’altro a ‘mo di comodino di low design?!
Abbuffandomi di romanzi che raccontavano di vicende umane, me ne sono appassionata e sono, per forza, finita a studiare psicologia.
Come dice uno dei miei scrittori del cuore: “La letteratura si occupa di cosa voglia dire essere un c***o di essere umano” e, aggiungo, lo fa in un modo talmente analitico e viscerale che manco tutti i libri che ho studiato all’università sono in grado di fare. La letteratura analizza ogni minuscolo pezzetto caleidoscopico che compone l’intera esistenza umana, facendola apparire come un koan zen che trascende le logiche teoriche.
I libri compiono miracoli: ti permettono di viaggiare, senza comprare biglietti aerei! Ti portano a conoscere personaggi incredibili, vicende appassionanti, luoghi inimmaginabili. Parafrasando Gorgia, “la parola è una potente signora” che crea realtà a partire dalla sola capacità squisitamente umana di attribuire un significato ad un simbolo. Non è stupefacente?!
I libri hanno il potere di teletrasportare anche in viaggi solipsistici. In un libro non è solo raccontata una storia, ma anche celata la tua di storia! Come sottolineava Roland Barthes, le pagine di un libro si arricchiscono dell’ulteriore storia di chi vi ha posato gli occhi. Pensate a Il Piccolo Principe: il finale cambia sempre e non è mai uguale!
E pensate alle enormi ricadute introspettive che può avere questo sul lettore: i romanzi sviscerano le debolezze, le peculiarità e le vicissitudini umane da cui possiamo sempre imparare per gestire al meglio le nostre difficoltà di esseri umani veri. Come scrive Kafka, un libro è “un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi”.
La ‘libroterapia’ conosce bene gli effetti della lettura sul benessere intrapsichico. Attraverso la lettura di un testo e la sua condivisione, si può avviare un vero e proprio percorso personale di empowerment. E tutto ciò, a partire da un libro!
Gironzolando per le vie di Firenze, qualche tempo fa, incappai in una piccola libreria dove i libri erano accompagnati da una sorta di bugiardino capace di guidare il lettore nella scelta del libro più adatto a lui, con indicati anche posologia e effetti collaterali.
La “Piccola Farmacia Letteraria” – questo il nome della libreria (se non ci siete stati, andateci!) ha intuito che un libro può fungere da vero e proprio farmaco!
E, infatti, leggere non solo stimola la capacità analitica e progettuale, ma è anche capace di stimolare la rigenerazione di materiale neuronale, prevenendo l’invecchiamento cerebrale; incrementa la memoria e l’attenzione. Praticamente è un potente anti-age a costo zero e senza effetti collaterali!
Inoltre, leggere rende liberi: e l’uomo è libero, ce lo dice Sartre. Sviluppando il senso critico: “osando sapere” – come dicevano i latini- combattiamo la peggior bestia che affligge il nostro mondo: l’ignoranza, o la “rerum imperitia“, riecheggiando Socrate.
Quindi, leggete, leggete, leggete! Perché leggere fa bene alla salute!